Immagine dei principali stoici
Zenone di Cizio, Seneca, Epitteto, Marco Aurelio

Stoicismo

Cos'è lo stoicismo

Lo stoicismo è una scuola filosofica che nasce in Grecia intorno al 300 a.C attraverso gli insegnamenti di Zenone di Cizio, il quale impartiva le sue lezioni nella Stoà Pecìle (un portico dipinto ad Atene), ed è proprio dal nome di questo luogo che deriva il termine stoicismo. Si sviluppa successivamente a Roma, dove diventa lo stoicismo che tutti conosciamo oggi, grazie a filosofi come Seneca, Epitteto e Marco Aurelio che pongono l’attenzione sugli aspetti pratici di questa scuola, quelli che si occupano di come vivere al meglio, tralasciando quella componente più filosofica e astratta.

Il periodo storico nel quale nasce lo stoicismo viene chiamato Ellenismo, ed ha inizio dopo la morte di Alessandro Magno, quando in Grecia cominciarono ad andare in crisi la polis e la democrazia, a causa delle incessanti guerre, ed i filosofi iniziarono a preoccuparsi della sfera individuale distogliendosi da quella politica (che era stata fino ad allora al centro del filosofare). Questa fuga verso il privato fece in modo che al centro delle varie scuole di pensiero ellenistiche ci fosse la ricerca della felicità, la cosiddetta eudaimonia, raggiungibile in modi diversi in base alla scuola di pensiero.

Oltre allo stoicismo, le principali scuole furono: il cinismo, lo scetticismo e l’epicureismo. Il cinismo ebbe sicuramente un’influenza sulla morale stoica, infatti per entrambi la felicità si raggiunge attraverso la virtù, con la differenza che secondo gli stoici per essere virtuosi bisogna conoscere e comprendere il mondo. Ricordiamo anche che i cinici si estraniano dalla società, mentre gli stoici ne prendono parte attivamente.

Come abbiamo detto lo stoicismo nasce in Grecia, ma successivamente un filosofo greco, di nome Panezio di Rodi, introduce questa dottrina a Roma dove inizia a svilupparsi in modo più eclettico influenzata dal platonismo, dall’aristotelismo e dall’epicureismo. Per questo motivo lo stoicismo viene convenzionalmente suddiviso in tre fasi: lo stoicismo antico (Antica Stoà), lo stoicismo medio (Media Stoà), e lo stoicismo nuovo (Stoà Romana). In totale si estende nell’arco di circa cinque secoli.

Stoicismo Greco ( 3° secolo a.C. )

I principali esponenti sono Zenone, Cleante e Crisippio. Zenone è stato il fondatore della scuola, possiamo definirlo come il profeta, mentre Cleante il suo allievo, l’apostolo, che si limitava a diffondere il messaggio del maestro. Gli stoici dividevano la filosofia in tre discipline: la logica, la fisica e l’etica. Veniva spesso paragonata ad un frutteto dove la logica è il terreno, la fisica gli alberi e l’etica il frutto.

La logica 

Gli stoici sono i primi ad utilizzare il termine logica, che deriva da logos  (“parola”, “pensiero”, “argomento”) per descrivere i ragionamenti attraverso l’uso del linguaggio, infatti Aristotele chiamava Analitica quella che noi oggi chiamiamo Logica. Quest’ultima serviva per studiare e comprendere la struttura dei discorsi, proprio a livello linguistico, indagando così sulla correttezza dei ragionamenti. La logica è divisa in retorica e dialettica, che sono le principali componenti di ogni discorso.

  • La retorica consiste nello studio delle tecniche, dei modi, con cui si possono costruire dei bei discorsi per catturare, coinvolgere e persuadere le folle. 
  • La dialettica, invece, è il vero fulcro di ogni discorso e si divide a sua volta nella grammatica, cioè lo studio delle parole che compongono una frase, e nella logica vera e propria, che analizza i modi in cui si sviluppano i ragionamenti. 

Un altro aspetto da prendere in considerazione quando si parla di stoicismo, riguarda la loro teoria della conoscenza. A differenza delle teorie di Platone, gli stoici non credevano che esistessero delle idee innate e perfette a cui attingere, ma vedevano l’anima come una tabula rasa, un foglio bianco, sul quale l’esperienza sensibile del mondo lascia la sua impronta. Cioè, i sensi percepiscono qualcosa proveniente dal mondo esterno, questo qualcosa viene registrato e trasmesso all’anima che ne da poi una rappresentazione.

La fisica 

In generale gli stoici credono che l’universo sia regolato da un principio razionale, Dio viene identificato con la natura stessa, dunque una forma di panteismo dove ogni cosa che accade non può che accadere giustamente: nulla avviene per caso, ma tutto per una ragione. Questo Dio è l’ordine dell’universo  perfetto, necessario e buono  che anima tutto con il suo soffio vitale di natura elementale, assimilabile al fuoco e di conseguenza materiale, il quale prende il nome di pnèuma. Abbiamo così due elementi che compongono l’universo, un elemento passivo che è la materia, ed un elemento attivo che è il Lògos (la ragione) che si identifica con Dio. Un Dio così fatto porta gli stoici a pensare che ogni evento sia già predestinato e che gli esseri umani non possano influenzare in alcun modo l’esito degli eventi, per questo motivo bisogna accettarli in modo calmo, distaccato e razionale. 

Infine gli stoici credono che la vita dell’universo sia ciclica, ovvero che tutto si ripeta all’infinito in una sorta di eterno ritorno dell’uguale, dove tutto ha origine dal fuoco (palingenesi) e tutto vi ritorna attraverso una conflagrazione universale. Così gli eventi non sono solo predestinati, ma sono già accaduti altre infinite volte esattamente come accadranno. Sotto questo punto di vista si può comprendere il motivo per il quale gli stoici sono favorevoli al suicidio e molti di loro si sono effettivamente suicidati: perché per loro la vita ricomincia da capo, in modo identico a come l’hanno vissuta, e non sarebbe una scelta saggia vivere delle future sofferenze che poi si ripeteranno nelle prossime vite.

Ma la ricostituzione del tutto non avverrà una sola volta, ma molte, o meglio, le stesse cose si ricostituiranno all’infinito e senza limite. E gli dèi non soggetti alla distruzione, in tal modo avendo seguito in un ciclo, grazie a questo conoscono tutto quello che sarà nei cicli successivi, perché non vi sarà nulla di diverso rispetto alle cose avvenute prima, ma tutto sarà uguale, pure fino ai minimi particolari.

-Stoicorum Veterum Fragmenta (i frammenti degli stoici antichi)

L’etica

Tutte e tre le discipline – la logica, la fisica e l’etica – sono interconnesse tra di loro formando un sistema filosofico molto coerente, per questo motivo ogni disciplina porta delle conseguenze sull’altra. L’etica degli stoici è la disciplina in cui si percepiscono maggiormente le dirette conseguenze delle altre discipline. In sostanza l’etica è la vera e propria filosofia di vita dello stoicismo: ci dice come dobbiamo vivere, come dobbiamo comportarci, quali cose sono giuste e quali sbagliate, e cose di questo tipo. Per gli stoici l’uomo dovrebbe vivere in accordo, in armonia, con la natura, e l’unico modo che ha per raggiungere questo stato di armonia, è quello di essere estremamente razionale. Lo stoico deve comprendere il mondo e le leggi che lo regolano, e costringersi ad agire in modo conforme a queste leggi, eliminando la parte emotiva che lo devierebbe dal percorso. Riuscire a raggiungere la saggezza è un compito individuale, e scaturisce dalla capacità del saggio di disfarsi delle idee e dei condizionamenti che la società ha impresso su di lui.

Prima di tutto c’è l’appropriazione dell’uomo verso quelle cose che sono secondo natura. Ma appena l’uomo acquisisce l’intelligenza o piuttosto la nozione (che quelli chiamano énnoia) e vede l’ordine e per così dire la concordia delle cose da fare, la stima molto più di tutte quelle cose che per prime amava, e con la conoscenza e la ragione giunge a concludere che qui è collocato quel sommo bene dell’uomo che va lodato e cercato per sé stesso.

-Stoicorum Veterum Fragmenta (i frammenti degli stoici antichi)

Stoicismo Medio (1° secolo a.C.)

Come abbiamo già accennato, il filosofo Panezio di Rodi porta lo stoicismo a Roma dando vita al periodo dello stoicismo medio, uno stoicismo eclettico che tentava di trovare un accordo tra più filosofie diverse tra loro, come il platonismo. Così viene a perdersi la rigidità con la quale i greci perseguivano la virtù, le passioni non vengono più eliminate ma si cerca di gestirle mediante l’utilizzo della ragione, ed in generale si pensa che servano anche i mezzi economici e la salute per il raggiungimento della felicità, la virtù da sola non basta. Panezio non ha scritto molte opere, tuttavia il suo “Sui doveri” ha assunto particolare importanza perché influenzò Cicerone nella realizzazione del suo “De officiis”, un trattato filosofico diviso in tre libri nei quali Cicerone espone il suo sistema morale e da indicazioni sul come bisognerebbe vivere e comportarsi.

Dunque già con lo stoicismo medio i filosofi iniziano a spostare l’attenzione sulla parte pratica della filosofia, con l’intenzione di vivere al meglio la vita e raggiungere la felicità, preoccupandosi poco della coerenza e rigidità di un sistema filosofico strutturato con il quale poter accedere alla verità delle cose. Lo stoicismo medio non durò molto perché si sviluppò un nuovo tipo di stoicismo, che ebbe filosofi di grande spicco, capaci di adombrare il pensiero stoico precedente, rendendosi i principali rappresentanti di questa filosofia. Infatti quando qualcuno parla di stoicismo oggi, si riferisce quasi sempre a quello romano.

Stoicismo Romano (1 d.C. - 180 d.C.)

Lo stoicismo romando abbandona la tendenza eclettica cercando di tornare alle origini, ma restando pur sempre influenzato in parte dal platonismo, e lasciando in secondo piano la coerenza di un sistema filosofico, concentrandosi quasi esclusivamente sull’aspetto etico della filosofia. Gli stoici romani credono ancora all’eterno ritorno e all’universo come entità divina, ma non ne fanno un problema filosofico perché la loro ricerca consiste nel capire come poter vivere al meglio la propria vita. Dunque sentiamo parlare di felicità, passioni, virtù, dolore, tempo, economia, politica e società (tutte le questioni dell’etica), mentre la disciplina della Logica, parte fondamentale dello stoicismo greco, non viene più nominata. Mentre i greci pensano la filosofia come uno stare al mondo, tra gli altri, e basavano gli insegnamenti di conseguenza focalizzandoli sul rapporto tra sé ed il mondo, i romani si concentrano sull’aspetto individuale, sul rapporto con sé stessi, aggiungendo questo nuovo carattere allo stoicismo: l’interesse per la propria interiorità. 

I principali stoici romani sono: Seneca, Epitteto e Marco Aurelio. Seneca scrisse molte opere di carattere morale e religioso, alcuni estratti di queste opere vengono tutt’ora letti e studiati nelle scuole secondarie, non solo per cultura generale, ma per la loro importanza ed attualità. Tra le opere più importanti ricordiamo: De providentia, De ira, De vita beata, De tranquillitate animi, De brevitate vitae, e le lettere a Lucilio. Dalle sue opere scopriamo che Seneca, influenzato da Platone, crede in un dualismo tra anima e corpo, dove il corpo è un vincolo, una sorta di prigione, mentre l’anima è la vera essenza dell’uomo, che tende verso la purezza e con la morte si libera per iniziare una nuova vita. In linea di massima gli stoici romani c’insegnano a dominare le nostre passioni, a condurre una vita pubblica e politica attiva pur curando la nostra parte interiore, ci raccomandano di non lasciar fuoriuscire l’ira altrimenti questa ci trascinerà con sé, ci dicono di mettere da parte l’ego ricordandoci che siamo solo una piccolissima parte effimera dell’universo che non c’è stata per un’eternità e presto smetterà di esserci per un’altra eternità, ricordandoci tuttavia l’importanza del tempo a nostra disposizione, tempo che se ben speso può risultarci abbastanza per condurre una vita piena ed appagante.

Ci è stata data un vita abbastanza lunga e per il compimento di cose grandissime, se venisse spesa tutta bene; ma quando si perde tra il lusso e la trascuratezza, quando non la si spende per nessuna cosa utile, quando infine ci costringe la necessità suprema, ci accorgiamo che è già passata essa che non capivano che stesse passando. È così: non abbiamo ricevuto una vita breve, ma la rendiamo tale, e non siamo poveri di essa ma prodighi. Come ricchezze notevoli e regali, quando sono giunte ad un cattivo padrone, in un attimo si dissipano, ma, sebbene modeste, se sono state consegnate ad un buon amministratore, crescono con l’uso, così la nostra vita dura molto di più per chi la dispone bene.

-Seneca, De brevitate vitae

Stoicismo americaneggiante (Wikipedia lo chiama moderno)

Nell’ultimo secolo, probabilmente a partire dagli anni novanta, in America è nato una sorta di stoicismo funzionale alla crescita personale (self-help) e ad alcuni approcci psicoterapeuti, diventando quasi una moda, esportata successivamente anche in Europa (menomale che ci sono gli americani!). Alcuni divulgatori, professori universitari ed addirittura marketer americani hanno preso la filosofia di vita dello stoicismo, tutta la parte etica e pratica, ed hanno analizzato la vita dei filosofi stoici per creare un condensato d’insegnamenti estremamente pragmatici, utili per la vita quotidiana e per il raggiungimento del successo personale. Il processo di decadenza delle discipline della Fisica e della Logica, già iniziato con lo stoicismo romano, ha raggiunto il suo culmine in questo nuovo tipo di stoicismo Americano, nel quale è rimasta solo un’etica basata sullo stoicismo originario, ed i suoi modelli di comportamento (solo quelli utili alla moda del self-help). 

Gli esponenti più famosi di questa corrente sono Ryan Holiday e Stephen Hanselman, che insieme hanno scritto “The Daily Stoic”, un libro che racchiude 366 riflessioni stoiche. A quanto pare quel libro ha venduto talmente tanto da riuscire a creare una vera e propria moda, infatti da diversi anni Ryan Holiday scrive un libro all’anno sullo stoicismo. Ha scritto “La tranquillità è la chiave”, un libro che racconta di come alcuni personaggi famosi e di successo hanno applicato dei comportamenti propri dello stoicismo per migliorare la propria vita o raggiungere il successo. Certo, talvolta portando in causa lo stoicismo per dare valore al concetto che voleva esprimere, ma mai dando informazioni scorrette. L’ultimo libro di Holiday e Hanselman si chiama “Le vite degli stoici”, e racconta appunto le principali vicende riguardanti le vite degli stoici (a partire da Zenone), in modo abbastanza accurato e facendo presente che non si sa tutto con certezza.

Insomma, uno stoicismo che riesce nella sua intenzione di rendersi utile, ma che nel farlo crea un po’ di confusione tra il pubblico, le masse, in quanto lascia pensare che lo stoicismo sia solo quello delle massime di vita, o solo quello romano, quando andrebbe ricordato che è stato anche molto altro.

Antonino Leo

di Antonino Leo

Scrittore, divulgatore, e fondatore del progetto filosofia contemporanea.

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