
Principio di piacere e Principio di realtà
Questi due principi sono i percorsi da seguire per il raggiungimento dei propri obiettivi, e dunque del piacere.
Marcuse dice che la società industriale contemporanea tende ad essere totalitaria, egli utilizza molto spesso il termine “totalitario”, tuttavia in un’accezione diversa da quella che intendiamo di solito. “Totalitario”, infatti, non si riferisce solo ad un’organizzazione politica terroristica della società, ma anche (o soprattutto in questo caso) ad un’organizzazione economica che opera “mediante la manipolazione dei bisogni da parte di interessi costituiti”. Non solo un governo produce il totalitarismo, ma anche un sistema di produzione e distribuzione.
“Ogni liberazione dipende dalla coscienza della servitù, e l’emergere di questa coscienza è sempre ostacolato dal predominare di bisogni e soddisfazioni che sono divenuti in larga misura quelli propri dell’individuo”.
Questa frase è importante perché esprime un concetto cardine: nessuno può liberarsi se prima non si rende conto di essere imprigionato. Ecco perché anche la libertà può essere trasformata in un potente strumento di dominio. Un altro aspetto inquietante della civiltà industriale è il carattere razionale della sua irrazionalità: la sua capacità di accrescere e diffondere le comodità, di trasformare lo spreco in bisogno, e la distruzione in costruzione. “Le persone si riconoscono nelle loro merci…”. Ecco cosa si intende per “confortevole”. Il controllo sociale è radicato nei nuovi bisogni che esso ha prodotto. Le principali forme di controllo sociale hanno carattere tecnologico.
Marcuse riconosce, o meglio riconosceva all’individuo una sorta di libertà “privata” o interiore, separata dal comportamento pubblico. La libertà interiore rappresenta lo spazio privato in cui l’uomo può diventare e rimanere sé stesso. Nella società moderna, questo spazio interiore è invaso dalla realtà tecnologica. “La produzione e la distribuzione di massa reclamano l’individuo intero…”. Risultato? L’individuo si riconosce immediatamente con la sua società. La dimensione “interiore” della mente, dove potrebbe aver luogo una resistenza, viene dissolta.
“V’è soltanto una dimensione, che si ritrova dappertutto e prende ogni forma”. I prodotti creati producono una falsa coscienza che è immune dalla propria falsità (non può essere riconosciuta e di conseguenza non ci si può opporre ad essa). Più i prodotti sono disponibili per una vasta scala di persone e più l’indottrinamento di cui essi sono veicolo cessa di essere pubblicità ma diventa un modo di vivere. È così che nascono forme di pensiero e di comportamento a una dimensione. Il pensiero a una dimensione è ovviamente promosso dai potenti della politica. Se ci pensiamo bene, le nostre istituzioni si fanno promotrici di “libertà”. Tuttavia, ogni forma di libertà che non è in linea con quanto stabilito da esse, diventa automaticamente “anarchia”. Ad esempio, nel sistema comunista, libertà è ciò che è deciso dal regime comunista, e ogni altra forma di libertà che si discosti dal modello imposto è detta capitalistica. In entrambi i casi, le idee contrarie sono sovversive.
Gli schiavi della società industriale avanzata rimangono sempre schiavi. La schiavitù, dice Marcuse, è determinata dalla riduzione dell’uomo allo stato di cosa. Uomo ꓿ strumento.
“Quanto più i governanti sono capaci di produrre e distribuire beni di consumo, tanto più fermamente la popolazione soggetta sarà legata alle varie burocrazie che esercitano il potere”.
Il nuovo potere non consiste in un totalitarismo politico, bensì in un totalitarismo economico, nel quale la società impone i bisogni agli individui e questi li accolgono come se provenissero da loro stessi.
“Respingere lo stato del benessere a favore di un’idea astratta della libertà è cosa che convince poco”. Cosa intende dire Marcuse? Lo stato del benessere mette a disposizione dei suoi cittadini una serie di vantaggi materiali, ma ad un prezzo molto più alto di quello che ci viene concesso: il prezzo da pagare è la perdita delle libertà individuali. Se gli individui sono soddisfatti da ciò che l’amministrazione gli offre, perché dovrebbero insistere per avere istituzioni differenti capaci di produrre beni differenti?
Secondo Marcuse la società offre oggi delle soddisfazioni che inducono l’uomo alla sottomissione e all’indebolimento della protesta. È pur vero che il numero di soddisfazioni socialmente permesse è stata molto ampliata, ma di contro il principio di piacere viene ridotto: il piacere genera la sottomissione. Si crea così quella che Marcuse chiama una
coscienza felice; essa facilita l’accettazione dei misfatti di questa società.
La società stabilita teme i contenuti sovversivi della memoria (quindi della storia), poiché essa richiama il terrore e la speranza. Questi due elementi tornano in vita, ma mentre il terrore assume diverse forme, la speranza rimane sempre speranza. La storia ha la capacità di reprimere il potere totalitario. Ecco perché la società tende a rimuovere la storia dal presente.
Il linguaggio chiuso non dà spiegazioni, si limita solo a dare ordini. Marcuse afferma che oggigiorno non esiste società che non sia sottomessa ad un regime autoritario. Il regime ora si manifesta con tecniche alternative di controllo e manipolazione, e il linguaggio riflette e diventa uno strumento di tale controllo.
“Il controllo viene esercitato da tale linguaggio mediante la riduzione delle forme linguistiche e dei simboli usati per la riflessione, l’astrazione, lo sviluppo, la contraddizione, mediante la sostituzione di immagini a concetti”.
Qual è la soluzione per Marcuse? C’è un sostrato di popolazione che sta al di sotto della società stessa; esso è composto da reietti, stranieri, sfruttati, perseguitati, disoccupati ecc. Perché proprio questa sottocategoria rappresenta una speranza? Perché essa si trova al di fuori del processo democratico, i membri sono considerati al di fuori della società stessa. Di conseguenza, la loro opposizione è rivoluzionaria perché colpisce il sistema stabilito da fuori e quindi non è sviata dal sistema stesso.
Studentessa di filosofia e storia all'università della Calabria, appassionata di scrittura.
Questi due principi sono i percorsi da seguire per il raggiungimento dei propri obiettivi, e dunque del piacere.
Nell’opera teatrale “A porte chiuse” Sartre mette in scena tre personaggi collocati all’inferno in una stanza apparentemente chiusa, senza finestre e specchi, in attesa di ricevere la loro punizione.
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