
Il tacchino induttivista
Il tacchino induttivista è una celebre metafora raccontata da Bertrand Russell allo scopo di portare alla luce le problematiche del metodo induttivo, molto utilizzato al suo tempo (primi del 1900).
La parola “ermeneutica” è un termine che deriva dal greco (da hermeneia) e significa “interpretazione” o “espressione”, ma possiede anche significati legati all’attività del tradurre. In passato l’ermeneutica era una dottrina tecnica legata ad una serie di regole per interpretare testi il cui senso non era immediatamente chiaro a causa della diversa cultura o periodo storico, infatti questo tipo di ermeneutica veniva utilizzata per l’interpretazione dei testi sacri o giuridici. L’interprete doveva capire cosa significasse davvero una frase, andando oltre ciò che veniva esplicitamente scritto, individuando anche l’intenzione dell’autore.
Gadamer sulla scia di Dilthey, il quale aveva già pensato alla vita umana come un’attività interpretativa fondata sulla comprensione, sviluppa una nuova concezione di ermeneutica, non più intesa come interpretazione dei testi, ma dell’intera condizione umana. Questa nuova ermeneutica non consiste più nel fornire dei modelli interpretativi, con i quali comprendere la realtà storica, ma si domanda piuttosto come sia possibile questa comprensione. A tal proposito scopriamo subito che in effetti non è possibile valutare in modo oggettivo il passato perché nel farlo utilizziamo sempre delle strutture interpretative, precomprensioni, paradigmi, propri del nostro tempo.
Gadamer fu allievo di Heidegger, e come lui sosteneva che la comprensione (e la successiva interpretazione) è un’esperienza esistenziale, ovvero deriva da un’esperienza che viene vissuta nel mondo. La comprensione avviene attraverso un processo di trasmissione storica, nel quale passato e presente costantemente si sintetizzano. Nasce così una sorta di circolo di comprensione, poiché per poter scoprire qualcosa di nuovo, ho sempre bisogno di elementi precedenti. Quando una persona capisce qualcosa, lo fa sempre utilizzando le informazioni, le conoscenze, ed i modelli interpretativi che gli sono stati trasmessi dalla sua realtà storica (genitori, amici, maestri, poeti, ecc.). Ad ognuno viene fornito un punto di vista dal quale interpretare le cose, e lo si accetta volentieri come verità e riferimento per evitare la fatica ed il pericolo d’interpretare le cose in modo diverso, in modo proprio.
In questo senso, la comprensione non può essere priva di pregiudizi, che fanno parte della tradizione nella quale si è gettati, e questi ultimi consistono essenzialmente in un giudizio formulato prima di un’attenta analisi e sono le condizioni del nostro comprendere. Infatti in ogni interpretazione, che sia di testi, della storia, o di fenomeni presenti, si trova sempre una vasta gamma di presupposti grazie ai quali ci è possibile interpretare. Dunque i pregiudizi per Gadamer, non sono qualcosa di negativo come sostenevano gli Illuministi, ma sono qualcosa che rappresenta la realtà storica nella quale vive l’uomo e fanno parte della struttura della comprensione. Per questo motivo i pregiudizi sono un punto di partenza e possono cambiare nel tempo, ma resta impossibile sradicarli del tutto.
“La coscienza storica deve prender consapevolezza del fatto che nella pretesa immediatezza con la quale essa si mette davanti all’opera o al dato storico, agisce sempre, sebbene inconsapevole e quindi non controllata, questa struttura della storia degli effetti. Quando noi, dalla distanza temporale che caratterizza e determina nel suo insieme la nostra situazione ermeneutica, ci sforziamo di capire una determinata situazione storica, siamo già sempre sottoposti agli effetti della Wir kungs – geschichte (‘storia degli effetti’)”
– Verità e metodo, parte II
Il tacchino induttivista è una celebre metafora raccontata da Bertrand Russell allo scopo di portare alla luce le problematiche del metodo induttivo, molto utilizzato al suo tempo (primi del 1900).
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