
La realtà è ciò che percepiamo
Secondo Berkeley non esiste una realtà al di fuori di quella che percepiamo con i nostri sensi, ovvero che non ci sono delle cose in sé…
Per Hume tutta la conoscenza umana deriva dall’esperienza del mondo. L’uomo fa esperienza del mondo tramite i sensi, questi sensi producono delle percezioni, sia delle cose esterne al corpo, sia delle sensazioni interne come le emozioni.
Hume divide le percezioni in due classi: Le impressioni e le idee. Le impressioni sono le percezioni che avvengono al momento, quelle vivide e forti, mentre le idee non sono altro che una copia mentale di queste impressioni, ma meno vivide e potenti.
Questo vuol dire che ogni idea presente nella nostra mente deve avere, per forza di cose, origine dall’esperienza. Hume afferma che le nostre conoscenze riguardanti materie di fatto, ovvero ciò che accade nel mondo reale, hanno come fondamento la relazione di causa-effetto. Cioè, in ogni nostro ragionamento riguardante il mondo esterno, noi pensiamo sempre che ad una determinata causa corrisponda un determinato effetto, ad esempio se penso di buttarmi dal balcone (causa), arrivo alla conclusione che morirò schiantandomi al suolo (effetto). Tra l’idea di buttarmi dal balcone e quella di morire schiantato al suolo, c’è una relazione che mi porta ad affermare la validità della seconda al presentarsi della prima, appunta la relazione di causa-effetto!
Noi inferiamo sulla conclusione di morire schiantati, soltanto perché abbiamo fatto un esperienza ripetuta della gravità e di come si comportano i corpi lasciati cadere al suolo. Hume afferma che il rapporto di causa-effetto si forma dall’esperienza ripetuta molte volte di una qualche relazione tra due o più oggetti, e più volte facciamo questa esperienza, più si rafforza la credenza che questa relazione di causa-effetto esista davvero. Infatti noi non possiamo mai essere certi che da una determinata causa ne derivi senza dubbio un determinato effetto, perché quello che vediamo ogni qual volta facciamo esperienza di questo rapporto, è soltanto un susseguirsi di eventi, succede una cosa e poi ne succede un’altra, ma non c’è nulla che mi possa dire che le due cose sono collegate, se non l’esperienza pregressa di quel fenomeno.
Una persona che viene al mondo per la prima volta, vedendo una mela cadere da un albero, non arriverebbe mai alla conclusione che tutte le altre mele devono cadere dall’albero, nè che debbano cadere a terra e non in cielo, perché l’unica cosa che ha visto è la mela muoversi dall’albero al suolo, la forza che agisce sulla mela non si può vedere, e nulla fa pensare che ci sia. Soltanto vedendo questo fenomeno ripetersi molte volte, quella persona arriverebbe ad affermare, prima ancora che accada, che le altre mele cadranno al suolo.
Hume fa lo stesso esempio con le palle da biliardo, egli dice che se tiriamo la pallina bianca verso quella rossa, vedremo la bianca colpire la rossa e la rossa muoversi di conseguenza. Nell’evento appena descritto, quello a cui assistiamo è un susseguirsi di eventi, noi vediamo solo che la pallina bianca si muove, poi colpisce la rossa, ed infine la rossa si muove, ma nulla ci dice che questi eventi siano connessi tra di loro. La pallina rossa avrebbe potuto tranquillamente iniziare a muoversi prima del contatto, è solo con l’esperienza ripetuta dell’evento che possiamo iniziare ad affermare che ci sia una relazione di causa-effetto.
“Abbiamo detto che tutti gli argomenti riguardanti l’esistenza sono fondati sulla relazione di causa ed effetto; che la conoscenza di questa relazione deriva completamente dall’esperienza; e che tutte le nostre conclusioni intorno all’esperienza si fondano sulla supposizione che il futuro sarà conforme al passato.”
-David Hume, Ricerca sull’intelletto umano.
Dunque, dire che ogni effetto è un evento distinto dalla sua causa, significa dire proprio che è l’uomo ad attribuire ai fenomeni la relazione di causa ed effetto, che altrimenti sembrerebbe non esserci. Tornando all’esempio delle palle da biliardo, nulla mi dice che io un giorno, andando a fare una bella partita nel mio locale di fiducia, nel momento in cui spingo la pallina bianca verso quella rossa, quest’ultima al posto di muoversi di conseguenza, esplode al contatto polverizzandomi nell’immediato. Questo potrebbe accadere perché magari, preventivamente, un’illusionista psicopatico si è recato nel locale manomettendo le palle, in modo da farmele sembrare identiche, ma con del tritolo al loro interno. Io arrivando nel locale vedrei il solito tavolo da biliardo, con le solite palle, aspettandomi da queste palle le stesse relazioni di causa ed effetto che ho notato in passato, senza sapere che questa volta le palle sembrano identiche a quelle del passato, ma hanno qualità diverse.
Secondo Berkeley non esiste una realtà al di fuori di quella che percepiamo con i nostri sensi, ovvero che non ci sono delle cose in sé…
Il tacchino induttivista è una celebre metafora raccontata da Bertrand Russell allo scopo di portare alla luce le problematiche del metodo induttivo, molto utilizzato al suo tempo (primi del 1900).
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