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Michail Bakunin

Fu un filosofo e soprattutto un rivoluzionario, nonché il maggiore ispiratore dell’anarchismo moderno. 

Tra il 1840 e il 1849 si sposta in varie città europee: Berlino, Dresda, Parigi. Partecipa attivamente ai moti rivoluzionari in Germania, in seguito ai quali viene arrestato e condannato all’impiccagione (alla quale tuttavia riuscirà a fuggire).

Nel 1857 è deportato in Siberia, ma nel 1861 riesce ad evadere fuggendo in Europa. 

Nel 1865 si trasferisce in Italia convinto che qui avrebbe potuto dar vita ad un forte movimento rivoluzionario. 

Nel 1868 aderisce all’Internazionale entrando ben presto in contrasto con Marx ed Engels. 

Muore infine a Berna il 1° luglio del 1876.

Il pensiero di Michail Bakunin nell’opera Dio e lo Stato

Bakunin comincia l’opera con una dura critica agli idealisti, affermando che questi si offendono quando viene detto loro che l’uomo altro non è che un prodotto della “vile materia”. Perché Bakunin condanna l’idealismo? Perché sostiene che esso abbia attribuito tutte le proprietà della materia ad un essere immaginario che gli idealisti chiamano “Dio” o “Essere Supremo”. Inoltre, l’idealismo va dall’alto verso il basso, comincia da Dio, dalla perfezione assoluta all’imperfezione assoluta.

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“Quando, come e perché l’Essere divino si sia deciso a questo salto mortale disperato, ecco ciò che nessun idealista, teologo, metafisico o poeta ha mai saputo comprendere né spiegare ai profani”.

Bakunin si chiede come sia possibile che in un uomo intelligente e istruito nasca il bisogno di credere in questo mistero. La risposta è che la maggior parte delle persone (il popolo) sono costrette a vivere nell’ignoranza dai governi, per questo accettano le tradizioni religiose senza criticarle. Tutti i popoli hanno creduto e credono ancora nell’esistenza di Dio. Bakunin critica soprattutto il fatto che una credenza antica sia ritenuta valida contro ogni scienza o logica. Se così fosse allora bisognerebbe pensare che, siccome l’oppressione e lo sfruttamento esistono da sempre, allora siano necessari all’esistenza della società? Il popolo possiede tre mezzi a disposizione, i primi due illusori e il terzo reale: la taverna, la chiesa o la rivoluzione sociale. Dobbiamo credere che l’idea divina, nata da noi stessi, è un errore necessario nell’evoluzione dell’umanità.

Ma perché nasce una religione? La religione nasce dalla protesta istintiva dell’essere umano contro le bassezze e i dolori di un’esistenza miserabile. Tutte le religioni furono create dalla fantasia di uomini che non avevano ancora sviluppato appieno le proprie facoltà intellettuali. Man mano che l’uomo scopriva, sia in sé stesso sia nella natura, una forza o una qualità, subito la attribuiva ai propri dèi. Così il cielo diventava ricco e l’umanità povera. Una volta creata la divinità, questa cominciò ad essere motore assoluto di tutte le cose e l’uomo, il suo vero creatore, s’inginocchiò davanti ad essa dichiarandosi suo schiavo.

La religione per eccellenza è il cristianesimo perché è quella che espone maggiormente lo scopo di tutte le altre, ovvero l’impoverimento, la servitù, l’annientamento dell’umanità a profitto della divinità. L’idea di Dio implica la negazione della libertà
umana.

“Se Dio è, l’uomo è schiavo; ora, l’uomo può, deve essere libero: dunque Dio non esiste”.

In questo consiste la contraddizione degli idealisti: essi vogliono affiancare due termini che sono opposti: Dio e la libertà dell’uomo, senza curarsi del fatto che se Dio esiste, l’uomo è schiavo. Si potrebbe pensare che Bakunin rifiuti ogni autorità. In realtà non è del tutto vero. Infatti, l’unica autorità possibile è quella data dalle leggi naturali. Opporsi ad esse è impossibile. Per Bakunin l’uomo è schiavo di queste leggi, ma questa schiavitù non possiede nulla di umiliante in quanto esse non sono al di fuori di noi, ma ci appartengono e costituiscono il nostro essere.

“Bisogna essere un pazzo, un teologo, o per lo meno un metafisico, un giurista o un economista borghese per ribellarsi contro la legge per cui due volte due fa quattro”.

La libertà dell’uomo consiste nell’obbedienza alle leggi naturali, non perché gli è stato imposto da qualcun altro, ma perché le ha riconosciuto egli stesso.

Critica al “governo scientifico”

Supponiamo che ad un’accademia di eruditi di scienza fosse affidata l’organizzazione della società e delle sue leggi. Se ciò dovesse accadere, dice Bakunin, sarebbe una cosa assolutamente negativa. Perché? In primis perché la scienza umana è imperfetta, e quindi se si dovesse obbligare la vita pratica, collettiva e individuale a conformarsi alla scienza, si finirebbe per condannare l’umanità al martirio; in secondo luogo, se si dovesse obbedire ad una legge emanata da un’accademia scientifica in quanto imposta in nome di una scienza venerata ma non compresa, questa società sarebbe una società di bruti, non di uomini. C’è anche una terza ragione: anche se l’accademia scientifica fosse composta dagli uomini più illustri, essa finirebbe per corromperli dato il troppo potere che possiede. Un corpo scientifico che avesse a carico il governo della società, finirebbe ben presto per fare ciò che è proprio di tutti i governi, ovvero di perpetuare sé stesso.

“è tipico del privilegio e di ogni posizione privilegiata uccidere lo spirito e il cuore degli uomini. L’uomo privilegiato sia politicamente che economicamente è un uomo intellettualmente e moralmente corrotto”.

In quest’opera Bakunin spiega le caratteristiche del vero anarchico (lo fa parlando in prima persona plurale): i veri anarchici rifiutano ogni legislazione, autorità o influenza privilegiata. Accettano invece tutte le autorità naturali o le autorità che non siano di diritto, perché se lo fossero sarebbero imposte e porterebbero immediatamente all’oppressione.

“Allorché si tratti di stivali, ricorro all’autorità del calzolaio. Per ogni scienza particolare mi rivolgo a chi ne è cultore. Ma non mi lascio imporre né il calzolaio, né l’architetto, né il sapiente…Io m’inchino davanti all’autorità degli specialisti perché ciò è imposto esclusivamente dalla mia ragione individuale”.

Istruzione

In una società fondata sull’uguaglianza, le scuole dovranno esistere solo per i fanciulli e non per gli adulti. Perché la scuola sia buona, bisogna innanzitutto eliminare Dio, oppressore eterno e assoluto, e fondare lo sviluppo della ragione, non quello della fede. Il rispetto umano dovrà sostituire il culto divino. Scopo finale dell’educazione deve essere quello di formare uomini liberi amanti della libertà altrui. Il principio d’autorità deve essere applicato sui fanciulli all’inizio del percorso scolastico, mentre alla fine deve essere applicato il principio di libertà. Infatti, se il primo dovesse continuare anche in età adulta, diventerebbe una mostruosità. La vera scuola per gli uomini è la vita.

Concezione della scienza

Cerchiamo di approfondire il motivo per cui Bakunin è contrario ad un ipotetico “governo scientifico”. Egli afferma che la scienza è il prodotto di un organo materiale dell’uomo: il cervello. Ecco perché essa deve avere come unico scopo quello di "rischiarare” la vita, non di governarla. La scienza non può uscire dalla sfera delle astrazioni, si occupa degli individui in generale ma non dei singoli individui e, dal momento che per natura essa ignora l’esistenza e la sorte dei singoli, non bisogna mai consentirle di governarli, perché li tratterebbe come animali. Certo è che, quando non è viziata dal dottrinarismo politico o giuridico, la scienza sa che il rispetto dell’uomo è la legge suprema dell’umanità.

“Ciò che predico è quindi la rivolta della vita contro la scienza o, meglio, contro il governo della scienza. Non per distruggere la scienza – che sarebbe un delitto di lesa maestà – ma per rimetterla al suo posto”.

La scienza rimane comunque superiore alla teologia e alla metafisica perché essa pone delle astrazioni vere. Le prime due hanno approfittato dell’ignoranza delle masse per sacrificarle a delle astrazioni, la seconda, dopo aver compreso la sua incapacità di comprendere gli individui reali, deve necessariamente rinunciare al governo della società. Ma allora le masse, finché non saranno istruite, dovranno lasciarsi governare dalla scienza? No. Sarebbe preferibile piuttosto fare a meno di essa piuttosto che lasciarsi
governare dagli scienziati.

Credo quia absurdum

Questo è il titolo che porta un capitolo dell’opera di Bakunin: “io credo perché è assurdo”. Innanzitutto è certo che nessun uomo ha mai visto lo spirito e che anzi l’uomo è pura materia. Ma allora come hanno potuto gli uomini credere alla sua esistenza? Semplicemente perché una credenza generale (per quanto infondata possa essere) esercita un’influenza enorme sui destini umani. Bakunin tenta di spiegare questa credenza paragonandola ai fanciulli o agli adolescenti. Questi, incoscienti della propria intelligenza, creano delle fantasie e ne ignorano il loro carattere soggettivo, considerandole anzi come oggettive. Fu così che i popoli primitivi crearono i propri dèi. 

Un altro esempio offerto da Bakunin è il seguente: se prendessimo in esame un pazzo scopriremmo che l’oggetto della sua pazzia gli pare del tutto naturale e reale, mentre le cose veramente reali e naturali gli sembreranno una follia. Ebbene, la religione è una follia collettiva molto potente. Questa potenza è data soprattutto dal suo carattere tradizionale (la sua origine è antichissima). 

Il primo passo per creare una religione poi fu la collocazione di un mondo divino al di fuori del mondo reale. Una volta fatto ciò, ogni sistema religioso seguì il suo corso naturale. Il secondo fu il passaggio dal politeismo al monoteismo, dal materialismo religioso dei pagani allo spiritualismo dei cristiani. C’è però un passo ulteriore: per fondare gli elementi storici c’è bisogno di un fatto spontaneo. Questo fatto ci fu per il cristianesimo, e fu il martirio e la morte di Gesù Cristo. I suoi discepoli viaggiarono molto per espandere la sua parola e furono accolti soprattutto dai più oppressi, dai sofferenti, dagli schiavi e dalle donne. Ecco il merito incontestabile del cristianesimo: essersi indirizzato verso il gruppo dei sofferenti (senza questo passaggio non avrebbe mai potuto diffondersi). Altro evento a favore del cristianesimo nella storia fu l’invasione dei barbari in quanto non fu difficile convertirli ad esso. Così, per oltre dieci secoli, il cristianesimo non ebbe concorrenti né rivali.

Sulla borghesia

Cosa pensa Bakunin della borghesia? Dal Rinascimento fino alla Rivoluzione, questa classe rappresentò il genio rivoluzionario della storia. Essa riuscì a formare la maggior parte dei liberi pensatori del XV secolo. La borghesia fece la rivoluzione del 1789 e del ’93, proclamando la caduta della Chiesa e la fratellanza dei popoli, i diritti dell’uomo e del cittadino. Ben presto però cominciò la sua degenerazione. Parte della borghesia fu a favore della dittatura di Napoleone Bonaparte e in men che non si dica divenne la classe dominante e di conseguenza la sostenitrice primaria dello Stato. non vi sono che due mezzi per convincere il popolo della bontà di un’istituzione. Il primo, unico vero e reale, è l’abolizione dello Stato con la conseguente soddisfazione completa dei bisogni del popolo. Il secondo, nocivo per il popolo e positivo per i borghesi, è la religione.

“Non v’è e non può esservi Stato senza religione”.

La borghesia francese ha dovuto scegliere la propria religione ufficiale, che non poteva essere né il cattolicesimo romano né il protestantesimo – quest’ultimo non era possibile perché la maggior parte del popolo era cattolica -. Rimaneva solo un modo: creare una nuova religione. Così nacque il Deismo della Scuola dottrinaria, il cui scopo era la riconciliazione della libertà con l’autorità. Essa significava il boicottaggio della libertà popolare a profitto della dominazione borghese.

Cosa sono lo stato e la società per Bakunin?

Lo stato è lo sfruttamento politicamente organizzato della maggioranza a profitto d’una minoranza. Lo Stato viene imposto agli individui come l’unico rappresentante del bene e della giustizia di tutti. Al contrario, esso limita la libertà di ognuno in nome della libertà di tutti. 

La società è il fondamento e il punto di partenza dell’esistenza dell’uomo. Quest’ultimo realizza la sua libertà individuale solo all’interno della società e grazie alla forza collettiva che la compone. La società è l’albero e il suo frutto è la libertà. Nel pensiero di Bakunin, la società non riduce o limita la libertà dell’uomo, ma la crea.

Diverso è il punto di vista degli idealisti, i quali pensano che la società si forma in seguito alla rinuncia dell’indipendenza individuale, che è presente soltanto allo stato naturale. Per cui l’individuo appare totalmente libero soltanto finché rimane al di fuori della società. Come controbatte Bakunin a queste credenze? Egli afferma che l’uomo isolato non può avere coscienza della propria libertà. Perché? Perché essere liberi significa essere riconosciuti e trattati come tali da altri uomini.

“La libertà di ogni individuo è null’altro che la considerazione della sua umanità o del suo diritto umano nella coscienza di tutti gli uomini liberi, suoi fratelli, suoi eguali”.

E la libertà altrui non è un impedimento, ma anzi è una condizione necessaria alla mia libertà. Bakunin distingue tre momenti di sviluppo della società: il primo momento è positivo e consiste nel pieno sviluppo, per ognuno, di tutte le facoltà attraverso l’educazione, l’istruzione scientifica e la prosperità materiale; il secondo momento è negativo ed è quello della rivolta dell’individuo contro ogni autorità divina o umana. Questo secondo momento si divide a sua volta in: rivolta contro Dio e rivolta contro lo Stato.

Bisogna distinguere tra l’autorità ufficiale (Stato) e l’influenza della società su ogni suo membro. Ribellarsi contro quest’ultima è molto più complesso che ribellarsi contro lo Stato. La società infatti impone all’individuo la sua tirannia, non in modo violento o dispotico, ma in modo insinuante e impercettibile, e lo fa tramite le consuetudini, le usanze e i pregiudizi dell’opinione pubblica. Essa è capace di ferire l’uomo profondamente. Per ribellarsi contro questa influenza che la società esercita su di lui, l’uomo deve ribellarsi in primis a sé stesso.

L’uomo può ribellarsi contro la società? La risposta è no. La società è, come la natura, anteriore all’uomo, quindi una rivolta contro la società significherebbe anche una rivolta contro la natura. La società è un bene o un male? Non ci si può porre questa domanda perché ciò implicherebbe anche chiedersi se la natura sia un bene o un male. D’altro canto, Bakunin non ha esitazioni nell’affermare che lo Stato è il male (tuttavia storicamente necessario). 

Esistono idee innate? Anche qui la risposta è negativa. L’uomo possiede in sé solo la capacità di formare e sviluppare le idee. Quest’ultime non sono state generate dalla mente come, ma sono state create dal lavoro collettivo. Il lavoro delle società primitive ha creato le prime idee che erano imperfette. Esse si affinarono per mezzo della parola e si fissarono da un individuo all’altro e, mescolandosi fra loro, diedero vita al pensiero collettivo della società. Ecco perché ogni nuova generazione trova in sé un mondo di idee che riceve in eredità dai secoli passati che i metafisici chiamano erroneamente idee innate. Il più grande ostacolo al progresso della società è dato da queste parole: “I nostri padri hanno pensato e agito così, perché dovremmo pensare e agire diversamente da tutti gli altri?”. Questo pensiero è causato per lo più dall’ignoranza delle masse, le quali non conoscono il principale strumento di emancipazione: la critica. 

Quasi alla conclusione di questo articolo, è doveroso citare un’altra critica di Bakunin nei confronti degli idealisti riguardante la morale. Come si forma la morale? Per gli idealisti si forma nell’individuo isolato, nel singolo, e si concretizza nella morale divina. Questa trova la sua perfetta espressione nella massima “Ama Dio più di te stesso e ama il tuo prossimo come te stesso”. Cosa implica questa massima per Bakunin? Inevitabilmente il sacrificio di sé e del prossimo a Dio. E perché si è spinti a questo sacrificio “inumano”? Per la salvezza dell’anima. La grande contraddizione dei metafisici è proprio quella di cercare la morale nei rapporti fra gli uomini e allo stesso tempo avere la pretesa che questa sia un fatto unicamente individuale. Quindi gli uomini mi sono completamente estranei dal momento che la legge morale si è formata in me e non è ricavata dai miei rapporti con gli altri, però mi viene chiesto di amare il prossimo come me stesso. Bakunin coglie questa contraddizione per sostenere la sua tesi, ovvero che la legge morale non è un fatto individuale ma sociale. Se fosse diversamente, la legge morale in me sarebbe assurda, perché regolerebbe i miei rapporti con degli esseri con i quali invece non avrei nessun rapporto.

L’uomo, se intraprende o conserva qualche rapporto con gli altri, non è né per bisogno morale né per amore verso di loro, ma per due ragioni: la prima è che essendo corpo materiale, egli avrà bisogno di mangiare, vestirsi e difendersi; inoltre, essendo uomo civilizzato egli avrà bisogno di oggetti materiali che gli garantiscano lusso e agiatezza. Questi oggetti non possono che essere prodotte dal lavoro collettivo degli uomini. Ne deriva che l’individuo ha materialmente bisogno di questa società, senza averne bisogno moralmente. Bakunin definisce questo bisogno sfruttamento: ogni individuo, per necessità, è uno sfruttatore perché ha bisogno materialmente di tutti ma moralmente di nessuno. Ma ogni sfruttatore ha bisogno di persone da sfruttare, ecco perché ci sono sfruttatori di fatto e sfruttatori che sono tali solo per la loro volontà di esserlo (quest’ultimi sono in realtà gli sfruttati). La seconda ragione è il desiderio di soddisfare Dio. Quindi non si amano gli altri incondizionatamente, ma solo per compiacere il “sommo padrone”. 

L’opera si conclude con un titolo che ritorna al tema politico: “sfruttare e governare significano la stessa cosa”. Bakunin afferma che sfruttamento e governo sono i due termini inseparabili di ciò che viene chiamata politica.

di Manuela Arcuri

Studentessa di filosofia e storia all'università della Calabria, appassionata di scrittura.

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